TRE DOMANDE A GIORGIO BENVENUTO


L'italia di ieri, di oggi e di domani.

FONDAZIONE BRUNO BUOZZI

   12 Ottobre 2020

TRE DOMANDE A GIORGIO BENVENUTO

“Finora abbiamo fatto manovre, è ora di fare riforme”
L’Enciclica di Papa Francesco. La Nota di aggiornamento al Def. Lo sciopero dei metalmeccanici

di Patrizio Paolinelli

Cosa l’ha colpita di più dell’Enciclica “Fratelli tutti”?

L’accento che è stato posto sulla forza dialogo. Un dialogo cercato con tutti, direi col mondo intero al di là di ogni differenza. “Fratelli tutti” è un’Enciclica di grande apertura, coerente con la figura di San Francesco d’Assisi. Il quale va in Egitto a visitare il Sultano al-Malik al-Kamil non per convertire né tantomeno per essere convertito, ma per dialogare. Mi pare un messaggio attuale in uno scenario politico oggi caratterizzato da monologhi, polemiche, disistima e distruzione dell’avversario. Rapportarsi col prossimo in questo modo conduce a un vicolo cieco, all’incomunicabilità. Per questo credo che l’Enciclica di Papa Francesco valga come un monito sia per credenti sia per i non credenti.

Dialogare significa capire, avere la forza delle proprie idee, ma anche il desiderio di comprendere quelle degli altri. Se si dialoga davvero si scopre che esistono zone di valutazione comune riguardo al mondo, al futuro e alla convivenza tra esseri umani. Dall’Enciclica di Papa Francesco emerge ancora una volta il valore centrale della persona e anche per questo motivo può essere uno strumento utile per affrontare questo momento di cambiamento impostoci dalla pandemia. Da laico penso che “Fratelli tutti” sia qualcosa di più di un’Enciclica. Mi sembra di poter dire che nessuno può sentirsi escluso dal suo messaggio.

Passiamo ora a cose più materiali. Nella Nota di aggiornamento al Def c’è parecchia carne al fuoco. Per esempio il sostegno ai lavoratori e i settori produttivi maggiormente colpiti dalla pandemia, un programma di investimenti attingendo al Recovery Fund, la riforma fiscale e così via. Ritiene tale Nota una risposta adeguata alla crisi economica in corso?

Le intenzioni del governo sono buone, tuttavia, da un lato, ci si continua a muovere come se i finanziamenti dell’Europa li avessimo già in tasca e, dall’altro, come se fossimo ancora in campagna elettorale. Ma i soldi ancora non ci sono e la campagna elettorale è finita. Ora bisogna avere una strategia. In che senso? Nel senso che finora sono state fatte manovre, mentre occorre fare delle riforme. La differenza è profonda. Le manovre servono per superare qualche ostacolo, mettere una toppa laddove necessario. Le riforme invece hanno un respiro di prospettiva, indicano una strada da percorrere. È venuto il momento di impostare le riforme. Mi rendo conto che abbiamo perso un gran quantità di tempo e ancora lo stiamo perdendo con l’incertezza che per esempio abbiamo sull’utilizzo del Mes. Bisogna recuperare il tempo perduto utilizzando le risorse che ci verranno messe a disposizione da Bruxelles.

L’altra cosa importante da fare sono delle iniziative coerenti con i progetti che permettono di utilizzare i finanziamenti europei. Il metodo è quello che dicevamo prima: dialogare. Con chi? Con i corpi intermedi. Lo so che sono ostinato su questo tema, ma non c’è alternativa se si vuole uscire positivamente dalla crisi. Inoltre vanno messe in campo iniziative che richiedono solo la volontà politica per essere attuate. Misure che non costano e che rendono. Mi riferisco alla vera semplificazione delle leggi e delle norme; a una riforma fiscale che rispetti davvero la progressività prevista dalla nostra Costituzione; a una responsabile ai bisogni dei cittadini; a una digitalizzazione consapevole, che porti più efficacia e più efficienza. Bene, per realizzare tutto ciò occorre il dialogo con le parti sociali. Se si calano le cose dall’alto come si è fatto finora i risultati saranno molto scarsi.

I metalmeccanici hanno proclamato lo sciopero generale a sostegno della vertenza per il rinnovo del contratto. Data la situazione in cui versa il paese perché non si è evitato che si andasse al muro contro muro?

Perché si è perso tempo. Cosa è rimasto degli Stati generali dell’economia? Neanche il ricordo. Se ne sono dimenticati tutti. Ai primi di giugno il governo ascoltò tutti e a tutti diede ragione. Siamo a ottobre inoltrato e non si è mossa foglia. Il problema non riguarda solo i contratti. Ci sono ristrutturazioni e investimenti da fare e c’è l’automazione che avanza sia nelle fabbriche sia negli uffici. Credo che sia indifferibile un intervento del governo perché con la crisi in corso la situazione diventerà sempre più complicata. È di ieri l’aumento della luce e del gas mentre il potere d’acquisto dei lavoratori diminuisce di anno in anno.

Nel vuoto decisionale del governo è quasi ovvio che sindacati e imprenditori rimangano sulle proprie posizioni e si arrivi al conflitto. Pare che adesso si metta davvero mano a una riforma fiscale. Alla buonora. Non è da oggi che si è a conoscenza dei contratti scaduti e che inevitabilmente sarebbero stati oggetto di trattativa. E allora il compito del governo è mettere in condizione le parti sociali di evitare lo scontro. Tanto più in un momento drammatico come questo. La tassazione sul lavoro è ormai insostenibile così come sono insostenibili retribuzioni così basse come quelle che abbiamo in Italia. Come vede la situazione è paradossale: un posto di lavoro costa tantissimo e il lavoratore guadagna pochissimo. Siccome di questo paradosso si parla da tanto tempo - e tutti sono d’accordo nel dire che non è più sostenibile - era necessario intervenire prima. La conclusione è che se sul costo del lavoro il governo fa proposte si finisce per mettere imprese e sindacati le une contro gli altri.


TRE DOMANDE A GIORGIO BENVENUTO “Finora abbiamo fatto manovre, è ora di fare riforme” L’Enciclica di Papa Francesco. La Nota di aggiornamento al Def. Lo sciopero dei metalmeccanici  di Patrizio Paolinelli  Cosa l’ha colpita di più dell’Enciclica “Fratelli tutti”?  L’accento che è stato posto sulla forza dialogo. Un dialogo cercato con tutti, direi col mondo intero al di là di ogni differenza. “Fratelli tutti” è un’Enciclica di grande apertura, coerente con la figura di San Francesco d’Assisi. Il quale va in Egitto a visitare il Sultano al-Malik al-Kamil non per convertire né tantomeno per essere convertito, ma per dialogare. Mi pare un messaggio attuale in uno scenario politico oggi caratterizzato da monologhi, polemiche, disistima e distruzione dell’avversario. Rapportarsi col prossimo in questo modo conduce a un vicolo cieco, all’incomunicabilità. Per questo credo che l’Enciclica di Papa Francesco valga come un monito sia per credenti sia per i non credenti.  Dialogare significa capire, avere la forza delle proprie idee, ma anche il desiderio di comprendere quelle degli altri. Se si dialoga davvero si scopre che esistono zone di valutazione comune riguardo al mondo, al futuro e alla convivenza tra esseri umani. Dall’Enciclica di Papa Francesco emerge ancora una volta il valore centrale della persona e anche per questo motivo può essere uno strumento utile per affrontare questo momento di cambiamento impostoci dalla pandemia. Da laico penso che “Fratelli tutti” sia qualcosa di più di un’Enciclica. Mi sembra di poter dire che nessuno può sentirsi escluso dal suo messaggio.  Passiamo ora a cose più materiali. Nella Nota di aggiornamento al Def c’è parecchia carne al fuoco. Per esempio il sostegno ai lavoratori e i settori produttivi maggiormente colpiti dalla pandemia, un programma di investimenti attingendo al Recovery Fund, la riforma fiscale e così via. Ritiene tale Nota una risposta adeguata alla crisi economica in corso?  Le intenzioni del governo sono buone, tuttavia, da un lato, ci si continua a muovere come se i finanziamenti dell’Europa li avessimo già in tasca e, dall’altro, come se fossimo ancora in campagna elettorale. Ma i soldi ancora non ci sono e la campagna elettorale è finita. Ora bisogna avere una strategia. In che senso? Nel senso che finora sono state fatte manovre, mentre occorre fare delle riforme. La differenza è profonda. Le manovre servono per superare qualche ostacolo, mettere una toppa laddove necessario. Le riforme invece hanno un respiro di prospettiva, indicano una strada da percorrere. È venuto il momento di impostare le riforme. Mi rendo conto che abbiamo perso un gran quantità di tempo e ancora lo stiamo perdendo con l’incertezza che per esempio abbiamo sull’utilizzo del Mes. Bisogna recuperare il tempo perduto utilizzando le risorse che ci verranno messe a disposizione da Bruxelles.  L’altra cosa importante da fare sono delle iniziative coerenti con i progetti che permettono di utilizzare i finanziamenti europei. Il metodo è quello che dicevamo prima: dialogare. Con chi? Con i corpi intermedi. Lo so che sono ostinato su questo tema, ma non c’è alternativa se si vuole uscire positivamente dalla crisi. Inoltre vanno messe in campo iniziative che richiedono solo la volontà politica per essere attuate. Misure che non costano e che rendono. Mi riferisco alla vera semplificazione delle leggi e delle norme; a una riforma fiscale che rispetti davvero la progressività prevista dalla nostra Costituzione; a una responsabile ai bisogni dei cittadini; a una digitalizzazione  consapevole, che porti più efficacia e più efficienza. Bene, per realizzare tutto ciò occorre il dialogo con le parti sociali. Se si calano le cose dall’alto come si è fatto finora i risultati saranno molto scarsi.    I metalmeccanici hanno proclamato lo sciopero generale a sostegno della vertenza per il rinnovo del contratto. Data la situazione in cui versa il paese perché non si è evitato che si andasse al muro contro muro?  Perché si è perso tempo. Cosa è rimasto degli Stati generali dell’economia? Neanche il ricordo. Se ne sono dimenticati tutti. Ai primi di giugno il governo ascoltò tutti e a tutti diede ragione. Siamo a ottobre inoltrato e non si è mossa foglia. Il problema non riguarda solo i contratti. Ci sono ristrutturazioni e investimenti da fare e c’è l’automazione che avanza sia nelle fabbriche sia negli uffici. Credo che sia indifferibile un intervento del governo perché con la crisi in corso la situazione diventerà sempre più complicata. È di ieri l’aumento della luce e del gas mentre il potere d’acquisto dei lavoratori diminuisce di anno in anno.  Nel vuoto decisionale del governo è quasi ovvio che sindacati e imprenditori rimangano sulle proprie posizioni e si arrivi al conflitto. Pare che adesso si metta davvero mano a una riforma fiscale. Alla buonora. Non è da oggi che si è a conoscenza dei contratti scaduti e che inevitabilmente sarebbero stati oggetto di trattativa. E allora il compito del governo è mettere in condizione le parti sociali di evitare lo scontro. Tanto più in un momento drammatico come questo. La tassazione sul lavoro è ormai insostenibile così come sono insostenibili retribuzioni così basse come quelle che abbiamo in Italia. Come vede la situazione è paradossale: un posto di lavoro costa tantissimo e il lavoratore guadagna pochissimo. Siccome di questo paradosso si parla da tanto tempo - e tutti sono d’accordo nel dire che non è più sostenibile - era necessario intervenire prima. La conclusione è che se sul costo del lavoro il governo fa proposte si finisce per mettere imprese e sindacati le une contro gli altri.

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